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Giornata Mondiale della Danza 2015

Mercoledì 29 aprile 2015

Ore 19:15

Mercadante Teatro Stabile di Napoli

CUNAE
Nuove generazioni di artisti
Pratiche e processi per il ricambio generazionale dei giovani talenti

Confronto / Spettacolo

Conduce
Giulio Baffi
Presidente Associazione Nazionale Critici di Teatro

Intervengono coreografi, danzatori, critici,operatori

Performance

Archeologica di e con Valeria D’Antonio

Land of Shadows di e con Andrea Landolfi

Manomissioni di e con Simona Perrella

 

Il ricambio generazionale è una funzione sociale fondamentale per garantire la trasmissione di conoscenze, esperienze e relazioni all’interno di un gruppo, che sia esso un’impresa, una classe di lavoratori oppure un settore artistico.

Se da un lato è funzionale e vitale alla sopravvivenza del gruppo, il ricambio generazionale è anche evoluzione, nel senso di un adeguamento di idee, abilità, competenze e pratiche ai cambiamenti dello scenario in cui si agisce. Il ricambio generazionale impone quindi una dialettica continua fra tradizione e innovazione, conservazione e rinnovamento. Tale dialettica può legarsi ad un processo di contrapposizione oppure, al contrario, di sinergia e integrazione.  In questo caso, le diverse generazioni riconoscono le rispettive potenzialità e competenze, abbandonano naturali resistenze e pregiudizi, cooperano per il raggiungimento di obiettivi negoziati e quindi condivisi.

Il nostro incontro intende promuovere questa visione del ricambio generazionale, concepito non come un semplice avvicendamento ma come occasione di scambio e apprendimento reciproco, un processo capace di creare buone prassi all’interno di un quadro flessibile, attraverso un metodo di coordinamento aperto. Le nuove energie possono proficuamente alimentarsi delle esperienze consolidate, con gli effetti positivi di limitare incertezze, frustrazioni e traumi destabilizzanti, accelerare il processo di crescita del sistema e favorire lo sviluppo di soluzioni creative.

Nella danza, in particolare, il ricambio generazionale non può prescindere dal confronto con i “Maestri”, con i creativi coreografi e danzatori che hanno influenzato i processi artistici della loro epoca. Ogni innovazione, del resto, è tale in quanto rapportata alle precedenti tradizioni, delle quali si nutrono sia l’artista sia il pubblico. Che sia diretto oppure indiretto, il confronto con il recente passato è quindi un fattore essenziale per attivare la creatività artistica. La storia delle arti ci racconta dell’importanza di “movimenti”, “circoli” e “collettivi” come spazi idealmente paritari di dialogo e moltiplicazione. Così come racconta di quanto possa essere formativa la mobilità degli artisti fra città e contesti differenti: la destrutturazione e la contaminazione delle idee sono formidabili strumenti di ispirazione e consapevolezza.

        La creatività artistica, tuttavia, non esiste o non ha futuro se non trova sostegno e diffusione. Il ricambio generazionale deve quindi essere ispirato a principi di efficienza ed efficacia, al valore ed ai vantaggi reciproci, a reti e meccanismi di sostegno che abbiano la funzione di coesione e di riflessione e che siano in grado di costruire una identità processuale. Ed oggi più che mai, il giovane artista deve acquisire anche conoscenze manageriali ed organizzative per garantirsi adeguate risorse economiche. Con l’overload informativo alimentato dai nuovi media, inoltre, l’artista deve lottare duramente per trovare visibilità e, soprattutto, legittimità. Il giovane artista, quindi, ha bisogno di essere accompagnato e sostenuto nel suo percorso di crescita, costellato di variabili e complessità non facilmente governabili.

Altro aspetto importante è la stretta interdipendenza fra il ricambio generazionale degli artisti, quello del pubblico e quello di tutte le figure professionali e produttive che rendono possibili le manifestazioni artistiche e lo spettacolo dal vivo.

        I concetti di crescita, apprendimento, sostegno, cura e accompagnamento trovano un loro simbolo ideale nella culla (in latino “cuna”, da qui il nome del progetto, al plurale), simbolo particolarmente adatto al ricambio generazionale nel settore artistico della danza.

La culla è nata in epoca preistorica come mezzo di trasporto fra le popolazioni nomadi e come giaciglio protetto per l’accudimento del bambino, per tenerlo lontano da potenziali pericoli, in attesa che diventi autonomo dalla madre e possa quindi camminare e farsi strada da solo. La culla è il luogo simbolico in cui qualcosa che nasce viene alimentato e protetto nei suoi primi stadi. Non a caso si parla di “culla della civiltà”, “culla della cultura”, “culla del dialogo”.

Che segua l’incedere del corpo in cammino che la porta, che sia mossa su una base ellittica o che oscilli sospesa con le corde, la culla è legata al movimento, al ritmo ed all’equilibrio, così come lo è la danza.

Accudendo un bimbo in culla, all’inizio del suo percorso di vita, anche il genitore che ne sarà maestro impara nuovi modi di vedere la realtà, scevri da sovrastrutture apprese, e modifica le sue abitudini quotidiane per far fronte e per dare  spazio alle nuove esigenze emergenti.

La culla, quindi, come simbolo di transizione protetta, sostegno, crescita, integrazione contestuale e scambio empatico.